Oggetti di reato di Patricia D. Cornwell Traduttore L. Angelini Editore Mondandori Collana Oscar bestsellers Euro 9.00 / pagine 322
"Qualcuno perseguita Beryl Madison. Qualcuno che la spia e la minaccia con te- lefonate oscene. La donna, terrorizzata e stanca di scappare, finisce una se- ra con l'aprire la porta a colui che poi sarà il suo assassino. Gli indizi che emergono sotto il microscopio della dottoressa Kay Scarpetta, capo dell'uffi- cio di medicina legale, si trasformano poco a poco in un incubo che minaccia la sua vita stessa."
Nel secondo episodio delle avventure di Kay Scarpetta, la protagonista sembra un po' meno sopra le righe di quanto non fosse sembrata in Postmortem. Il mondo sembra ancora avercela con lei, ma i rapporti con i collaboratori sono migliorati (Marino è descritto in maniera meno caustica e sembra più umano) e non tutti sembrano pronti a farle le scarpe a tutti i costi. La trama è abbastanza semplice e non troppo macchinosa, meno attenzione per i dettagli scientifici, ma abbastanza da essere - sempre per i tempi in cui fu scritto - interessante e originale.
E' stato il romanzo che mi ha fatto conoscere Patricia Cornwell. Prima di sapere l'ordine giusto della serie di Kay Scarpetta ne avevo già letti un bel po'. L'ho apprezzato molto perché tiene incollati fino all'ultima pagina. Sono stata però disturbata da un paio di clamorosi errori di traduzione. Da allora ho cominciato a guardare il nome del traduttore prima di comprare libri di qualsiasi scrittore inglese o americano. Marino l'avevo amato fin da subito (e dubito che sarebbe stato così se avessi cominciato da Postmortem). Una mia amica l'ha abbandonato proprio perché non lo sopportava.
In effetti la differenza di presentazione che la Cornwell fa di Marino in "Oggetti di reato" e "Postmortem" è notevole e, a lungo andare, per fortuna il personaggio ci guadagna.