| Il «triangolo maledetto» per il tumore allo stomaco
Nell'area chiusa fra Perugia, Pesaro e bassa Romagna c'è un boom di casi: colpa dell'abitudine alle carni rosse grigliate, fra i maggiori fattori di rischio con fumo e alcol.
MILANO - Sono 12.500 gli italiani che ogni anno si trovano a fare i conti con una diagnosi di tumore allo stomaco e 7.500 quelli che ne muoiono. Una neoplasia poco conosciuta, nonostante sia il quarto big killer tra le varie forme di cancro e fra le più "prevenibili", perché particolarmente sensibile agli stili di vita sbagliati. A richiamare l’attenzione contro il fumo, l’eccesso di alcol e, soprattutto, una dieta scorretta sono gli oncologi dell’Associazione italiana oncologia medica (Aiom) riuniti per il congresso nazionale nei giorni scorsi a Roma, durante il quale hanno annunciato anche l’uscita in libreria di una guida pratica con i consigli per prevenire la malattia.
CARNI ROSSE E INSACCATI - Il ruolo chiave dell’alimentazione è provato dalle differenze regionali nella classifica dell’incidenza del carcinoma gastrico, che vede in testa regioni a forte consumo di insaccati e carni rosse specie se cotte alla brace. Il triste primato va infatti all’Umbria, con 28 casi ogni 100mila abitanti negli uomini e 13 nelle donne, seguita da Marche, Emilia-Romagna e Lombardia. Nelle Isole, patria della dieta mediterranea, l’incidenza è invece esattamente della metà (il record positivo va alla Sardegna con rispettivamente 11 e 5 casi ogni 100mila abitanti). «Si parla di un vero e proprio "triangolo maledetto", che ha i suoi vertici a Perugia, Pesaro e bassa Romagna - spiega Marco Venturini, presidente eletto Aiom -. In particolare si studia fin dagli anni '80 il caso di San Marino, che presenta tassi di incidenza pari al Giappone, Stato con la più alta diffusione di questa malattia al mondo. Fra le ipotesi delle cause, c’è anche una componente ambientale, con un’alta concentrazione di nitriti nelle acque. In queste zone si registra pure una più alta mortalità attribuibile a diversi fattori: mancata prevenzione, diagnosi spesso tardiva e limitata efficacia delle terapie ad oggi disponibili».
DIAGNOSI PRECOCE - L’informazione, sottolineano gli esperti, è fondamentale perché per avere maggiori possibilità di cura è indispensabile scoprire la neoplasia ai primi stadi. «La gastroscopia può essere utile per una diagnosi precoce, ma non può essere effettuata di routine» precisa Venturini. Esistono però alcune condizioni "pericolose" che possono giustificare la prescrizione di esami specifici: la familiarità, l’infezione da Helicobacter Pylori, la gastrite cronica, la presenza di ulcere e polipi. Individuare il tumore fin dall’inizio può fare la differenza: «Oggi infatti - aggiunge Carmine Pinto, coordinatore del progetto Aiom sul tumore allo stomaco - la sopravvivenza dopo cinque anni è solo del 30 per cento perché la malattia viene scoperta in genere in fase molto avanzata. Si stanno però registrando importanti progressi nei trattamenti - continua l’oncologo - in particolare grazie a un farmaco mirato su bersagli cellulari (trastuzumab) che ha dimostrato, in combinazione con la chemioterapia tradizionale, di allungare la sopravvivenza nei pazienti con tumori metastatici HER2 positivi, che rappresentano circa il 16 per cento del totale dei malati con carcinoma gastrico». Per ribadire il ruolo cruciale della prevenzione, infine, gli specialisti ricordano che fra i principali responsabili di questa forma di cancro, oltre all’esagerata quantità di carni rosse, ci sono i cibi affumicati, salati e conservati, l’abuso di alcolici e il fumo. Bisogna poi prestare attenzione alle tecniche di cottura: meglio usare con estrema moderazione la griglia, la frittura, ma anche la pentola a pressione. L’alta temperatura cui l’alimento è sottoposto distrugge infatti elementi nutritivi importanti come la vitamina C, che ha un effetto protettivo contro il cancro, proprio come frutta, verdura, legumi e fibre.
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